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Il Natale

 

DA NATALE ALL’EPIFANIA

un percorso spirituale

Flash storici ed esoterici sul Natale e i suoi simbolismi

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Un sito per coloro che desiderano responsabilizzarsi
nei confronti della loro salute e del loro destino.


IL VERO SENSO DEL SANTO NATALE

Purtroppo il Natale è diventato un fatto più commerciale che spirituale, possiamo dire con una certa amarezza che  molti hanno perduto il vero spirito di Natale. Tutti gli anni, infatti, già un mese prima di questa santa festa i negozianti provvedono a decorare le vetrine dei loro negozi onde approfittare di questo momento per guadagnare di più.

Questo fenomeno, comunque, non tocca minimamente chi è in grado di vedere il lato spirituale del Natale perché, al di là delle apparenze materiale,  sa discerne­re il vero senso del santo Natale.

Qual'è dunque questo “vero senso”? È il sentimento di amore e di comunione che ci dovrebbe aiutare a comprendere l’anima dei nostri simili, amarli e perdonarli se ci hanno fatto del male.

L'ATTESA DI UN SALVATORE

Cristo, sei venuto tra gli uomini, quale sorgente di luce,
la Tua nascita ineffabile, precede l’inizio del tempo.
Sei il raggio di luce che brilla col Padre.

 

Uno dei caratteri della vita contemporanea che più la differenziano da quella del passato è l'ampiezza e la rapidità delle comunicazioni. Quello che avviene in ogni parte del mondo è portato immediatamente a conoscenza degli uomini a mezzo della Radio, della Televisione, dei giornali ad ampia tiratura. Ma che cosa trasmettono? Anzitutto le più importanti notizie politiche, sociali, economiche; ma con maggiore ampiezza, i de­litti, gli scandali, le avventure amorose delle persone in vista.

Invece vi è un aspetto importante della vita umana sul quale le notizie trasmesse sono assai rare; un aspetto assai significativo che riguarda l'attesa di un importante rinnovamento religioso correlato con la venuta di un Messaggero divino, di un Profeta, di un Istruttore, di un Salvatore, o addirittura di una Incarnazione Divina.

Tale attesa si basa sopra dati storici indiscutibili. Quando le realtà dello spirito tendono a scomparire dalla coscienza degli uomini sono comparsi Esseri altamente spiri­tuali, tra essi vi sono stati fondatori di religioni, saggi, istruttori e profeti. A tal proposito basti ricordare: Confucio e Lao-Tse in Cina;  Il Buddha in India; Zoroa­stro in Persia; Solone, Platone e Pitagora in Grecia; Mosè, Isaia, Maometto e Gesù in Oriente. Fra i moderni troviamo: Baha, Sai Baba, Ullah-Ramakrisna, Vivekananda, Gandhi e Aurobindo.

Questi Esseri spesso sono comparsi per promuovere un nuovo ciclo di civiltà e  cultura: hanno istruito ed illuminato ed hanno costituito un potente fermento; hanno sparso germi vitali il cui influsso è andato crescendo, dando origine ai movimenti spirituali e alle religioni. Sono venuti quasi sempre in momenti di gravi crisi religiose, sociali, morali, di un popolo o di un'epoca, in periodi di transizione da un'era ad un'altra. Questo è stato espresso nel modo più esplicito con le seguenti parole nel grande poema religioso indiano Baghavad Gita (il Canto del Signore): “Ogni qualvolta la legge decade e insorge ovunque la licen­za, io mi manifesto.” - “Per la salvezza dei buoni e la distruzione dei malvagi, per instaurare saldamente la legge, Io m'incarno di età in età.” (IV, 7-9)

L’attesa di un Messia

Tale attesa “messianica” non è nuova; ma attualmente ha assunto una ampiezza mondiale, essendo presente in varie parti della terra, ed ha portato ad una vasta opera di attiva preparazione.

Fra le varie religioni, l'Induismo è quella che più ha sviluppato la dottrina dei Messaggeri Divini o Avatar. La radice “av” di questa parola sembra denotare l'idea di protezione dall'alto; si può perciò dire che la parola “avatar” vuol dire “discende con l'approva­zione della sorgente superiore e con beneficio del luogo ove arriva”.

Le informazioni più importanti sul prossimo Av­vento sono state ad Alice Bailey  dal maestro Djwal Khul (il Tibetano). Sarebbe troppo lungo riferirle in questo scritto, sipossono trovare nel volume “Il Ritorno del Cristo” (Ed. Nuova Era). A noi basta sottolineare che l’attesa passiva dell’Avvento non serve a nulla, è infatti richiesta una cooperazione attiva da parte dell'umanità. Spetta a tutti noi preparare le vie del Signore, in modo da facilitare e affrettare la Sua venuta. A tal scopo vi sono i due modi che descriveremo brevemente.

1. Le attività esterne per affrettare l’Avvento.

In queste attività possiamo inserire tutte quelle che tendono ad instaurare una maggiore giustizia sociale ed una più equa ripartizione delle risorse naturali fra i popoli. A queste si aggiungano quelle rivolte a creare buoni rapporti di intesa e collaborazione fra i vari gruppi umani (classi sociali, nazioni, religioni, razze, ecc.), e favo­rire una maggiore istruzione delle masse e degli individui. È anche assai utile diffondere le informazioni riguardanti l’Avvento, suscitando ed intensificando lo “spirito di attesa” fra gli uomini.

Tutto ciò può venir fatto, sia con una azione diretta, mediante la parola o qualche fotocopia distribuita ad amici e conoscenti.

2. La preghiera.

A questo scopo è stata preparata un’invocazione specifica, assai utile purché venga recitata con sentimento e concentrazione mentale. Da alcuni anni viene usata per preparare l'Avven­to è  stata tradotta in più di 40 lingue ed ha avuto una grandissima diffusione in tutto il mondo.

Si potrà comprendere il grande valore di questa Invocazione ricordando Gesù che ammoniva: “bussate e vi sarà dato, chiedete e vi sarà aperto”. In effetti recitando la Grande invocazione noi permettiamo a Coloro che ci guidano dall’altro di intervenire con la loro Luce ed il loro Amore negli affari dell’umanità.

Questa Invocazione vale per tutte le religioni, ogni fedele userà al posto del Cristo con quello più corrispondente al suo credo (Avatar, Buddha, Maitreya, Messia, Imam Nadhl, ecc.). I nomi non hanno importanza, tanto più che ognuno essi indicano comunque un Grande Rappresentante della Divinità.

Prima di recitare l'Invocazione è utile collegarsi mediante il pensiero a tutti coloro che la stanno recitando in quel momento, questo ne aumenta molto la validità. Quindi va recitata lentamente, a bassa voce, facendo delle brevi pause fra una strofa e l'altra. È pure utile recitarla alla fine di una attività di gruppo.


LA GRANDE INVOCAZIONE

 

Dal punto di Luce entro la Mente di Dio
Affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda la Luce sulla Terra.

Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio
Affluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa il Cristo tornare sulla Terra.

Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto
Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.

Dal centro che vien detto il genere umano
Si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.

L’attesa del Messia è un momento sociale di grande importanza.

È necessario comprendere che le varie attività spirituali, sociali e umanitarie che fanno parte della “preparazione”, hanno un grande valore perché contribuiscono a creare un avvenire miglio­re favorendo il momento in cui vi sarà un’umanità migliore e più “umana”.

Pertanto il movente di quanto faremo dovrà essere puro e disinteressato, dovrà essere l'Amore che ci spinge ad aiutare i nostri simili senza pace, sofferenti, brancolanti nel buio o illusi dalle false illusioni del mondo materiale.

Camminando in questa direzione potremo sentire la gioia di appartenere ad una schiera di pionieri, e potremo star certi che quanto faremo per facilitare l'Avvento sarà essere scorto da “Colui che viene” che ci aiuterà certamente con il Suo aiuto e la Sua protezione.


IL PERIODO NATALIZIO

Questo importante periodo è contrassegnato da alcuni momenti fondamentali:

1° momento: l’Avvento, che inizia quattro settimane prima del santo Natale.

2° momento: l’Annunciazione, in cui l’Angelo informa Maria che diventerà madre del Salvatore.

3° momento: l’Immacolata concezione, in cui Maria e Giuseppe offrono un corpo purissimo a colui che si sarebbe chiamato Gesù.

4° momento: il santo Natale con la celebrazione della nascita di Gesù,

5° momento: i 12 giorni santi dell’anno (dal 26 dicembre al 6 gennaio) che indicano le prove che ogni ricercatore deve affrontare e superare.

6° momento: l’Epifania, dove i doni dei Re Magi ci indicano come dovremmo agire per crescere spiritualmente.

1° momento: l’Avvento.

Vengono così chiamate le quattro settimane che precedono il Natale, questo periodo potrebbe essere indicato come “preparatorio”: un periodo di penitenza e di attesa . La Chiesa, celebrando ogni anno la “liturgia dell’Avvento”, vuole commemorare in modo fattivo la lunga attesa che ha preceduto la venuta del Salvatore.

2° momento: l’Annunciazione.

Per quanto riguarda l'Annunciazione leggiamo in Luca: “E l'Angelo le disse: Non temere Maria, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, ed il suo regno non avrà fine” (Luca 1:30 33)

L’Annunciazione è in rapporto alla purezza simbolizzata dalla Vergine Maria. Quali aspiranti spirituali dobbiamo coltivare la purezza nei pensieri, parole ed azioni. Se vogliamo essere un canale efficace per l'energia Cristica, dobbiamo purificarci “perché un vaso sporco non può contenere la pura e santa forza di guarigione”.

3° momento: L’immacolata Concezione.

L’Imma­colata Concezione rappresenta il modo costruttivo in cui andrebbero utilizzate le nostre energie: nella purezza d'in­tenzione e in armonia con le Leggi della Natura.

La Vergine Maria (la purezza) e Giuseppe (la santa Mente) sono il simbolo della duplice forza pre­sente in ciascuno di noi, e sim­bolizzano la capacità di control­lare il corpo del desiderio. Solo quando saremo in grado di controllare i desideri e le passioni potremo conquistare noi stessi l'Immaco­lata Concezione.

momento: il santo Natale, la celebrazione della nascita di Gesù.

Come tutti sanno la nascita di Gesù, avvenuta 2000 anni or sono, rappresenta il compimento delle varie profezie fatte ad opera dei profeti di cui la Bibbia ci narra le vicende. È un fatto storico che abbiamo il piacere e il dovere di ricordare e celebrare. Vediamo perciò alcune interessanti profezie dell'Antico Te­stamento circa la venuta del Cristo.

Leggiamo in Isaia:

“Il Signore stesso vi darà dunque un segno: ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà il nome di Emmanuele” (7:14).

“Ecco ci è nato un pargolo, ci è stato dato un figlio, ha sopra le sue spalle il principato e si chiamerà: l'Ammirabile, il Consigliere, l’Iddio Forte, il Padre Eterno, il principe della Pace” (9: 5).

“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi, e si apriranno le orecchie dei sordi; lo zoppo salterà come un cervo, la lingua del muto eleverà canti di trionfo, poiché sorgenti d'ac­qua sgorgheranno nel deserto e torrenti scor­reranno nella steppa” (35:5 6).

“Con iniqua sentenza fu condannato. Chi pensa alla sua sorte, come egli è stato tolto dalla terra dei vivi e messo a morte per l'iniquità del suo popolo? Gli fu preparata una tomba fra gli empi, lo si unì nella morte con i malfattori. Eppure non commise ingiu­stizia e non vi fu menzogna sulla sua bocca”  (53:8 9).

“Perciò gli darò in eredità le genti e rice­verà masse infinite, perché consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato fra i malfat­tori, Egli che tolse i peccati di molti e si fece intercessore per i peccatori” (53: 12).

Queste profezie furono scritte 700 anni prima della nascita di Gesù, essendo divenute familiari a migliaia di persone ognuna di esse sperava d'essere testimone del loro adempimen­to. Ignoravano tuttavia che Maria e Giuseppe, due Esseri altamente evoluti che non avevano più la necessità di rinascere in un corpo di carne,  si stavano preparando a rinascere di nuovo. Perché? Per offrire un corpo perfetto a Gesù che, con il battesimo, avrebbe ospitato in sé lo Spirito del Cristo, un Arcangelo solare che si sarebbe sacrificato per portare agli uomini quella conoscenza che “rende liberi”.

In relazione alla Santa Na­scita possiamo leggere nel Vangelo di Luca: “... si compirono i giorni in cui doveva avere il bambino, e diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro nell'albergo”. Esotericamente possiamo dire che la greppia rappresenta il cuore, mentre l’albergo la testa. Da questa interpretazione risulta che il Cristo deve dapprima nascere nel cuore, in spirito di umiltà totale, perché non vi è posto nell'albergo (testa).

La vigilia  di Natale.

Vigilia viene dal latino vigilare e trae origine dai pagani, che la chiamavano “pervigilia”, e solevano passare la notte precedente le famose feste di Venere, Cerere e  altre divinità, in canti, danze, e spesso ancora nelle più vergognose dissolutezze. 

Il Cristianesimo sostituì le preghiere alla canzoni lascive ed il digiuno al libertinaggio. I primi cristiani passavano infatti in mortificazioni e preghiera la notte antecedente alle solennità. Con il passare del tempo la Chiesa abrogò tali veglie ad eccezione però della vigilia di Natale che, all'inizio, era contraddistinta da un rigoroso digiuno. In seguito si cominciò a fare uno spuntino che, nel tempo, degenerò diventando il banchetto sontuoso ancor oggi in uso con il nome di cenone.

Il giorno di Natale.

Con il Natale si festeggia la ricorrenza della nascita del Salvatore, un Dio fattosi umano per proporre agli uomini una vita migliore. Si simboleggia il suo ritorno, ma è una pura allegoria, da 2000 anni Egli è infatti con noi e senza il suo influsso spirituale l'uomo sarebbe preda degli istinti animali e non avrebbe alcuna motivazione a fare il bene e coltivare l'amore universale.

Tra le solennità maggiori della Chiesa, quella del Santo Natale ha sempre tenuto il primo luogo dopo quella di Pasqua e di Pentecoste. La nascita del Salvatore fu sempre annunziata al popolo con solennità. A Marsiglia la si annunziava da quattro coristi e dall'arcidiacono. Tutti si prostravano allora a tale annuncio e baciavano la terra per onorare il Messia. A Costantinopoli si portava a baciare il Santo Vangelo della natività agli imperatori con pompa e magnificenza.

Pare che nei primi tempi, specie nella Chiesa d'Oriente, si festeggiasse il Natale unitamente all'Epifania. In seguito le due feste furono separate fissando quella del santo Natale al 25 dicembre e l'altra al giorno 6 di gennaio. In questo giorno avevano luogo le antiche eulogie, cioè la Benedizione e la dispensa dei pani benedetti, i quali erano anche inviati in dono ai sovrani per significare l'unione reciproca dei Cristiani. Da ciò forse ebbero origine gli auguri ed i doni che i Cristiani sogliono fare in questa solennità.

5° momento: i dodici giorni santi dell’anno.

Questi giorni, che vanno dal 26 dicembre al 6 gennaio, rappresentano dei momenti di avanzamento spirituale, la cui chiave interpretativa si trova nel segno zodiacale corrispondente ad ognuno dei giorni in questione: Ariete il primo giorno, Toro il secondo... e Pesci il dodi­cesimo.

Pertanto, iniziando dal giorno dopo Natale e continuan­do fino all’Epifania, do­vremmo meditare sul profondo significa­to di ogni Segno zodiacale, perché rappresenta la lezione che ciascuno di noi deve imparare e simbolizza le prove alle quali occorre far fronte, i doveri da compiere, i difetti da vincere e le virtù da sviluppare.

momento: l’Epifania.

Epifania vuol dire manifestazione. È una delle principali feste della Chiesa, d'istituzione antichissima, forse apostolica, e ricorda tre manifestazioni di Gesù: la 1° ai Gentili nella persona dei Magi, per mezzo di una stella prodigiosa; la 2° ai Giudei nel Battesimo nel Giordano, quando lo Spirito Santo apparve sopra di Lui in forma di colomba; la 3° ai discepoli nelle nozze di Cana, con il miracolosa cambiamento dell'acqua in vino.

I Greci avevano per costume di celebrare in questo giorno anche la Nascita del Salvatore e chiamavano questa festa la Teofania o la festa dei lumi. In molte parti d'Italia viene solennizzata in modo caratteristico ed è chiamata la Festa dei Re, la Pasquetta ed anche la Befana.

Epifania, ultimo dei dodici giorni santi dell’anno,  significa “manifestazione di Dio”. E’ interessante notare che dal punto di vista storico l'Epifania era celebrata come facente parte del periodo natalizio, infatti non la si considerava una festa a parte fino all'anno 813. Dal punto di vista esoterico indica il momento in cui possiamo estrarre l'essenza spirituale delle lezioni apprese durante i dodici giorni precedenti, ed è il momento propi­zio per amalgamare i doni spirituali ricevuti.

 


ALLA RICERCA DEI SIGNIFICATI PROFONDI

 

CONOSCERE IL CRISTO E LA SUA OPERA

Nella Bibbia sta scritto che il Cristo prese su di sé le reazioni peccaminose della gente e sacrificò la sua vita. Ma i cristiani hanno stabilito che Cristo debba continuare a soffrire mentre loro fanno ogni tipo di sciocchezze. Hanno fatto firmare a Gesù Cristo un contratto dove si impegna a prendere le loro reazioni peccaminose mentre essi fanno quello che vogliono. Cristo fu così misericordioso da prendere su di Sé tutti i loro peccati ma questo non li induce a non commetterne più" (A. C. Bhaktivenanda Swami Prabhupada,  Incontri con il maestro spirituale).

Gesù di Nazareth e il Signore Cristo

Penso che il personaggio più discusso negli ultimi 2000 anni sia Gesù di Nazareth, detto il Cristo.  Ciò malgrado ben pochi possono dire di sentirlo familiare come "uno di casa".  Ho conosciuto alcuni praticanti cristiani che, a parole, conoscevano il Cristo nei più intimi dettagli ma che, trovandosi a fronteggiare una pesante crisi, sia essa di salute, finanziaria o affettiva, non hanno saputo trovare in lui quella presenza amica quel conforto tanto declamato.

La riprova a quanto sopra la troviamo pure nel considerevole numero di persone, troppe forse, che dicono di avere pregato per anni senza aver ottenuto la grazia desiderata.  Esse sono state di certo animate da buone intenzioni ma probabilmente è mancata quella fede, ovvero fiducia, che può nascere solo da un rapporto di intima conoscenza ed amicizia.

Personalmente ritengo che Gesù il Cristo sia un personaggio troppo dissimile dalle nostre comuni caratteristiche per poter essere facilmente considerato come un intimo amico.  La massima "Così in alto così in basso" ci porta a comprendere quanto sia difficile un rapporto di amicizia con Lui, che non abbiamo mai conosciuto, quando vi sono già notevoli difficoltà nel considerare amica una persona che conosciamo e frequentiamo da anni.

Gesù si presenta talmente diverso, e pertanto incomprensibile, da ricordarmi i consuntivi annuali delle grandi aziende dove compaiono numeri con nove o dieci zeri e che per noi, abituati ad una ben più modesta economia, non hanno quella realtà che gli esperti invece gli attribuiscono.

Per realtà si intende infatti ciò su cui si è d'accordo.  Tutto è relativo; l'essere d'accordo su una cosa significa perciò vederla nello stesso modo e ciò permette di parlarne e di scambiarsi le proprie opinioni al proposito.  Tra figli e genitori manca spesso la realtà, intesa in questo senso, ed allora il rapporto si deteriora e la comunicazione si assottiglia sempre di più.

Affinché la comunicazione possa esistere, e sostenersi nel tempo, è necessario che vi sia un comune accordo sulla realtà in esame. Ciò con Gesù non accade; la sua realtà è quella di aiutare gli altri al prezzo di umiliazioni e del sacrificio cruento della sua stessa vita. La nostra realtà considera sempre con estrema cautela ogni forma di sacrificio a favore degli altri. Tempo, danaro e disponibilità vengono sempre filtrati dall'egoismo personale e le monetine che ancora vengono date nella questua domenicale illustrano assai bene questa situazione.

Pochi veramente conoscono chi è, e cosa fa, Gesù il Cristo. Notate che non uso il solito tempo passato "chi era e che cosa ha fatto" ma il presente, perché Gesù il Cristo non è un personaggio dei tempi lontani ma una presenza viva e attuale. Vediamo di tracciare un breve profilo di questo grande Maestro e dello scopo della sua missione.

Il nostro pianeta, oltre all'atmosfera fisica, che tutti possono percepire, possiede pure una atmosfera sottile che viene chiamata Mondo astrale o Mondo del desiderio, che rappresenta l'ambiente emozionale dove ognuno di noi ha un suo spazio che, pur essendo privato, non manca di interagire con tutto il circondario. Nel Mondo astrale le emozioni, i desideri e le passioni sono supportate da una sostanza/energia in continua vibrazione. Un'emozione elevata è contraddistinta da sostanza leggera ed alte vibrazioni mentre per le basse emozioni, come l'odio e l'egoismo, accade il contrario.

Un'emozione nobile tenderà a portare alte vibrazioni in tutto il  Mondo astrale mentre un'azione cattiva sarà sempre legata ad emozioni con basse vibrazioni capaci di abbassare, seppur di poco, le vibrazioni di tutto il Mondo astrale a svantaggio di tutta l'umanità.

La venuta del Cristo è stata necessaria perché, nel corso dei secoli, la malvagità aveva abbassato le vibrazioni del Mondo astrale al punto tale da precludere i sentimenti più nobili ed il ricongiungimento spirituale con il Padre celeste. Il Signore Cristo, a differenza degli altri Profeti che sono stati dei terrestri molto evoluti, è uno Spirito solare che, di sua spontanea volontà, in un atto di grandissimo amore, decise di entrare in un corpo terreno onde mostrare come l'uomo stesso, comportandosi secondo certe direttive, potesse superare i travagli terreni quali il peccato, la morte e la malattia.

La crocifissione del corpo di Gesù di Nazareth ha liberato lo spirito del Cristo, che era entrato in lui al battesimo. Da quel momento il Cristo è diventato lo Spirito del pianeta terra, che compenetra il pianeta e partecipa alle esperienze di vita degli innumerevoli esseri, uomini compresi, che vi nascono, vivono, soffrono, e muoiono. Narra infatti il Vangelo che alla morte del Signore il velo del tempio si è squarciato, dipingendo in modo simbolico la grande onda di luce che lo spirito del Cristo ha riversato nel Mondo astrale sollevandone le vibrazioni al punto da creare una luce accecante che arrivò persino ad oscurare quella del sole.

Da quel giorno lontano il Cristo si adopera costantemente per risollevare le vibrazioni della materia astrale abbassate dalle azioni cattive di ognuno di noi. Se non vi fosse la sua opera continua il Mondo astrale sarebbe presto ridotto come duemila anni fa e non vi potrebbe più essere alcuna possibilità di avanzamento spirituale. Seppur breve questo profilo del Cristo dovrebbe farci comprendere e valutare l'opera di salvezza da lui compiuta e continuamente rinnovata nei sacrifici eucaristici che vengono offerti giornalmente dai sacerdoti in ogni parte del mondo.

Questo è il significato della sua grande promessa: "Io sarò sempre con voi". Per chi non conosce questa frase tende a disorientare ancora di più in quanto, per noi, riesce già difficile mantenere le promesse un giorno per l'altro. In effetti la promessa di Gesù, seppur mentalmente accettata, non può trovare in noi quella accoglienza che dovrebbe formare il terreno fecondo per le radici della vera fede. Quella fede di cui basta un granello per smuovere una montagna.

Il non comprendere questa promessa nel più profondo dei suoi molteplici significati è forse il maggior torto attribuibile all'umanità. Vuotare di significato una promessa del genere significa togliere al Cristo la possibilità di essere quel vero amico tanto decantato nei sermoni domenicali e dalla letteratura cristiana.

Un vero amico deve essere con noi nei momenti più duri e difficili così come in quelli di gioia. Gesù ha promesso di essere sempre con noi, ma quanti Gli hanno offerto un momento felice affinché ne partecipasse? Quanti Gli hanno chiesto di presenziare al concepimento di un figlio o alla sua nascita? Agli esami scolastici? Al matrimonio? Al delirio di un familiare in agonia? Penso pochi, forse nessuno. Eppure la promessa è lì da leggere e rileggere. Come i consuntivi delle grandi aziende, entra negli occhi ma non arriva al cuore, è troppo diversa dalle cose abituali e resta distante, fredda e presto dimenticata.

Si dovrebbe comprendere, una volta per tutte, che lo Spirito del Cristo è presente in ognuno di noi, nei nostri genitori, nei compagni di scuola, nei colleghi di lavoro, nei familiari ed in tutti gli altri, ricchi o poveri, sani o malati, simpatici o meno. In ognuno di essi si cela il Cristo, quasi sempre piegato sotto un'ennesima sofferenza, novello Cireneo con il compito disumano di portare sulle spalle non una ma cinque miliardi di croci. La nostra crescita spirituale inizierà veramente soltanto quando cesseremo di cercare il volto del Cristo nelle opere d'arte, più o meno famose, e smetteremo di considerare Gesù alla stregua di un illustre personaggio che ha fatto il suo tempo.

"Io sono la vite e voi siete i tralci", sono sue parole, tutti noi facciamo parte del corpo di Cristo. Non si dimentichi che la parola "chiesa" all'origine indicava assemblea di gente riunita.  Noi, tutti insieme, siamo il corpo del Cristo e Lui soffre e gioisce con noi in ogni istante della nostra vita. Questo è il fatto più importante da comprendere pienamente.  Egli è con noi ma, quale essere spirituale, manca delle mani fisiche per poter sorreggere i deboli, manca della parola fisica per portare un messaggio di speranza e di conforto. Dobbiamo essere noi che Gli offriamo le nostre mani affinché possa sostenere i nostri simili, e la nostra parola affinché possa pronunciare messaggi di conforto e di speranza.

In una predica sentii un messaggio che mi rimase impresso profondamente: "È inutile, disse il padre, che vi affannate a correggere i vostri errori, siete troppo deboli... Fate invece nascere il Cristo in voi e quando sarà cresciuto a sufficienza da prendere il controllo della vostra vita tutti i vostri errori saranno eliminati".

Noi dovremmo consacrare al Cristo tutti noi stessi, giorno dopo giorno, al mattino, appena alzati dovremmo alzare le braccia al cielo e dire: "Grazie, o Signore, della notte che mi hai concessa, ti offro queste mie mani, queste mie labbra, questa mia mente e questo mio cuore affinché tu li possa usare come strumenti di pace".

Ciò è tutt'altro che reale per la comune mentalità.  Ecco perché il "fenomeno Cristo" non può essere capito; supera le nostre possibilità di comprensione così come la grandezza dell'universo, o la coscienza infinita di Dio.  Belle parole ma non entrano, non riescono a generare in noi nessuna emozione e ben sappiamo come la molla per ogni nostra azione trae l'origine da una istanza emotiva.

Non per nulla la parola emozione significa mettere in movimento. Questo è il lato tragico della cosa, pochi sentono la viva e reale presenza del Cristo al punto di provare un'emozione. Questo comporta assenza di movimento, passività e poco interesse: ecco spiegato il motivo del poco calore del cristiano praticante e di tanti ministri di Dio che si affannano a far perseguire agli altri quegli ideali che loro stessi non riescono a realizzare.

Eppure il Cristo c'è e lavora per noi. Egli è dentro il nostro cuore ed aspetta null'altro che noi, novelle madri, lo facciamo crescere alla giusta statura. Egli ha voluto nascere in una mangiatoia per dimostrare che anche il cuore più meschino può offrirgli una dimora. Ha scelto di avere un traditore su 12 per mostrarci che anche per i traditori vi è un posto presso di lui.  Ha frequentato i relitti umani ed è stato crocifisso tra due ladroni affinché anche i più emarginati possano aspirare ad un posto al suo fianco.

Tutto ciò è quanto coloro che si rivolgono ad altre religioni non hanno compreso nell'intimo del loro cuore. Chi vede nel Budda la perfezione e la compostezza, e nell'induismo la cultura profonda, non valuta che nella compostezza del buddismo non vi è spazio per il deliquio di un drogato e nella sapienza dell'india non può trovarsi a suo agio il deficiente o l'analfabeta. È solo nel cristianesimo che vi è un posto per tutti, Gesù lo ha ampiamente dimostrato con le sue opere e lo ha insegnato con le sue parole. Il cristiano vero dovrebbe sentirsi cittadino del mondo; i confini sociali o razziali dovrebbero essere da lui completamente superati dalla comprensione, l'accettazione e l'amore.

Con il cristianesimo cessa l'usanza di sacrificare ciò che si possiede ed inizia l'offerta di noi stessi, del nostro tempo e del nostro operato. Sull'esempio del Cristo nasce il servizio, compaiono i missionari, che prima costruiscono un ospedale e poi la chiesa. Nelle altre religioni ciò non accade, i Maestri orientali in occidente creano scuole di pensiero non centri per aiutare i deboli e gli ammalati. Il cristianesimo è una religione attiva, non si è mai letto che il Cristo se ne stesse seduto ore ed ore a meditare; una breve preghiera e via a lavorare, "alzati e cammina" è il suo comando, "andate, guarite e predicate" è il suo volere.

A questo punto qualcuno potrà dire: "E allora? Non possiamo certo essere tutti quanti come madre Teresa di Calcutta!". Ciò è vero ma è anche vero che tutti noi siamo al centro di un nucleo sociale e che possiamo aiutare e servire il Cristo senza neppure allontanarci da casa nostra.

Questo è il fatto importante. Quando faremo il proponimento di osservare coloro che ci circondano ripetendo in noi: "Ecco in questa persona vi è il Cristo", allora inizieremo ad essere consapevoli che l'ingiuria proferita, la violenza fatta, o la pigra omissione non sono un fatto meramente personale ma una ennesima sofferenza del Cristo ed un'influenza negativa che si ripercuote su tutta l'umanità. Meditiamo attentamente su quanto esposto e rendiamoci conto della enorme responsabilità di ogni nostra azione. Considereremo allora ogni nostro simile come un tempio, più o meno disastrato, dove il Cristo sofferente si aspetta da noi amorevole comprensione e massima disponibilità.

Sta scritto nell'Apocalisse: "Io sono fuori della porta e aspetto... Se mi farai entrare starò a cena con te".

Interpretazione esoterica del Natale

“Ora mentre essi si trovavano in quel luogo, venne per lei il momento del parto e diede alla luce il suo figliuolo primoge­nito, Lo avvolse in fasce e Lo pose in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro nell'albergo” (Luca, 2,6-7).

Quando Maria e Giuseppe cercarono rifugio nella locanda, comoda e calda, non vi era posto per loro. La situazione di allora si ripete ancor oggi, nessuno o ben pochi, di coloro che pensano solo a mangiare, bere e divertirsi, sono disposti a ospitare Gesù nei loro cuori. Chi non “gli apre la porta”, non accetta neppure di vivere secondo alti ideali.

Ma ecco una stalla. Quella stalla, con la mangiatoia, è un simbolo; è il simbolo della povertà, delle difficoltà delle condizioni esteriori. Sì, per l'uomo nel quale dimora lo Spirito sarà sempre così: gli uomini comuni difficilmente lo apprezzeranno e lo accetteranno. Ma grazie alla luce che il Bam­bino proietta al di sopra della mangiatoia, altri lo vedranno da lontano e verranno a rendergli omaggio ...

L'intelletto, cioè Giuseppe, anziché essere geloso e ripudiare Maria, come fareb­be un uomo rozzo che grida: “Il figlio che hai messo al mondo non è mio, vattene!...”, deve inchinarsi e dire: “E' Dio che ha sfiorato il cuo­re e l'anima di Maria. Io non potevo farlo”. L'intelletto non deve dunque ribellarsi e adirar­si, ma comprendere correttamente dicendo: “Qui vi è qualcosa che mi supera”, e proteggere Maria. Ripudiare Maria sarebbe come ripudiare la metà del suo essere e diventare come coloro che, puramente intellettuali e razionalisti, hanno eliminato tutto il lato affettivo, ricettivo, tut­te le qualità come la dolcezza, l'umiltà e la bon­tà.

I tre Re Magi portarono oro, incenso e mirra, e ognuno di questi doni era simbolico. L'oro significava che Gesù era re: il colore giallo è il colore della saggezza, il cui splendore brilla sopra il capo degli Iniziati come una corona di luce. L'incenso significava che era un sacerdote: l'incenso rappresenta il campo religioso, ma anche del cuore e dell'amore. E la mirra è il sim­bolo dell'immortalità: ci si serviva della mirra per imbalsamare i corpi e per preservarli dalla decomposizione. I Re Magi hanno dunque por­tato dei doni che hanno un legame con i tre mondi del pensiero, del sentimento e del corpo fisico ...

Occupiamoci ora della stalla. In quella stalla non vi erano né pastori, né greggi, ma soltanto un bue e un asinello. Perché? Da secoli si ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato perso per l'umanità. La stal­la rappresenta il corpo fisico. E il bue? Sapete che anticamente il bue, il toro, è sempre stato considerato come il principio generativo. In Egitto, ad esempio, il bue Apis era il simbolo della fertilità e della fecondità. Il bue è sotto l'influsso di Venere e rappresenta la forza ses­suale.

L'asino, invece, è sotto l'influsso di Saturno e rap­presenta la personalità, vale a dire la natura inferiore dell'uomo, quella che chiamiamo il vecchio Adamo, testardo, ostinato, ma buon ser­vitore. Infatti quei due animali erano là per ser­vire Gesù. Ma servirlo come? Ora vi rivelerò un grande mistero.

Quando l'uomo comincia a compiere su di sé un lavoro per la sua evoluzione, entra in conflit­to con la sua personalità e con la sua sensualità. L'Iniziato è appunto colui che è riuscito a domi­nare queste due energie e a metterle al suo servi­zio. Egli non le reprime. Infatti non è stato detto che quei due animali siano stati cacciati o soppressi; erano là, presenti, ma che cosa faceva­no? Soffiando sul Bambino Gesù lo scaldavano con il loro fiato. Quindi, quando l'Iniziato è riuscito a trasformare in lui l'asino e il bue e a metterli al suo servizio, essi riscaldano e alimentano lo Spirito del Cristo con il loro soffio vitale. Queste energie non sono più presenti per tor­mentarlo e per farlo soffrire, ma diventano ener­gie vivificanti.

Il soffio già è vita. Vedete, il soffio dell'asino e del bue è una reminiscenza del soffio mediante il quale Dio ha dato l'anima al primo uomo. L'asino e il bue sono stati utili al Bambi­no Gesù; ciò significa che tutti coloro che hanno il Cristo in sé, saranno appoggiati dalla loro per­sonalità e dalla loro sensualità, perché si tratta di energie straordinariamente utili se messe all'opera sotto il giusto controllo.

Quella luce, quella stella che brillava sopra la stalla, significa che da ogni Iniziato, che pos­siede in sé il Cristo vivente, esce sempre una luce, una luce che rasserena, una luce che nutre, conforta, guarisce, purifica e vivifica... Un gior­no quella luce verrà notata da lontano da coloro che percepiscono che qualcosa  si manifesta tramite quell'essere. Ciò che si manifesta è appunto il Cristo, e i potenti in tutti i campi verranno a lui. Anche i grandi capi reli­giosi che credevano di essere giunti al vertice, sentiranno che manca loro qualcosa, che non sono ancora giunti a quel grado di spiritualità che cre­devano, per cui vanno ad apprendere, a inchi­narsi e a portare dei doni.

Tratto da: Natale e Pasqua nella tradizione iniziatica, di Omraam Mikhael Aivanhov,
Edizioni Prosveta.

Il profondo significato dell’albero di Natale

L'albero che usiamo per Natale, non è un comune albero di foresta che perde le foglie, è un albero che rimane verde tutto l’anno, non perde le foglie durante l’inverno come fanno gli altri. Simbolizza la Vita eterna che il Cristianesimo vissuto porta nell’anima di un individuo.Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. Il Sem­preverde è infatti il simbolo della vita che non si esaurisce mai.

L'albero di Natale rappresenta noi stessi, sia come individui che come collettività. Quando viviamo in noi i principi spirituali rappresentati dal Natale, diventiamo alberi di vita e la nostra luce illuminerà coloro che ci circondano. Le luci e le decorazioni che appendiamo all'albero dovrebbero essere i pensieri lumi­nosi che si irradiano da noi stessi. Infatti, ogni volta che formuliamo un pensiero buo­no e amorevole, da noi esce una luce che aiuta a trasformare questo mondo di sofferenza e dolore.

Cosa ricaveremo dai simboli natalizi se non diven­tano parte integrante della nostra vita? Se non tentiamo i viverli rimarranno vuoti e senza sostanza.

I Re Magi

Il nome magi deriva da maga che significa dono; co­lui che partecipa del maga acquisisce un potere magico e una conoscenza fuori del comune. Lo stato di maga veniva inteso come un livello di coscienza superiore in cui diventava possibile contattare gli esseri superiori che presiedono il fuoco, l'acqua, la terra, la vita animale, minerale e vegetale.

Dal VI secolo a.C. fino al VII secolo d.C. Cristo, ed anche dopo tale data, il peso dei Magi sulla vita politica, sociale e religiosa dell'area iranica, e su alcune regioni adiacenti, fu certamente notevole. A conferma di ciò Erodoto racconta come il re medo Astiage ne utilizzasse alcuni come consiglieri indiscussi che interpellava ogni volta che si trovava a fronteggiare dei gravi problemi o delle impellenti necessità.

I Magi erano dei profondi conoscitori dell'astrologia e dell'astronomia di origine caldea. Conoscevano la scienza dell'interpretazione dei sogni ed erano in grado di entrare in sintonia con le vibrazioni dell'universo, cogliendo così i segreti celati della natura. Lo storico latino Ammiano Marcellino definì la loro scienza: “Divinorum incorruptissimus cultus” (da Res Gestae XXIII).

Risalendo nel tempo, alla ricerca storica dei tre Re Magi del Vangelo, li si trova citati per la prima volta in un testo di autore ignoto, che si basa su testi di origine greca (Excerpta latina barbari). Scopriamo in questi scritti che i loro nomi rivestono un profondo significato religioso:

- Balthasar  =  il Protetto dal Signore

- Melchior  =  il Re della Luce

- Gaspar     =  Colui che ha conquistato il Farr

A quei tempi si adorava il dio Farr,  considerato come principio igneo, il fuoco primordiale che sottende tutto l'universo dandogli forza, vita e forma. La simbologia lo vuole rappresentato come una divinità che tiene un fuoco in mano e ha le spalle che sprigionano fiamme, raffigurazione che possiamo trovare in alcune monete dell'epoca.

Talvolta il dio Farr era anche rappresentato con la testa alata ed il caduceo, attributi tipici di Hermes (Mercurio) che si può ricondurre a Ermete Trismegisto,  riflesso del Dio egiziano Toth fondatore della magia. Il Farr era perciò considerato assai potente, capace di sconfiggere le forze demoniache e quelle del disordine e del caos. Talvolta egli appare anche associato al Dio guerriero della vittoria.

La veridicità dell'esistenza terrena dei tre Magi viene anche suffragata dai rapporti fatti da Marco Polo al ritorno del suo viaggio nelle Indie. Egli raccontò che nella città di Sawah ebbe modo di vedere le salme di tre sovrani sepolti uno accanto all'altro, in grandi e belle sepolture. I loro corpi apparivano integri tanto da conservare la barba e i capelli.

Alle sue domande incuriosite seguirono soltanto va­ghe risposte, però, dopo tre giorni di viaggio, accam­pandosi in un castello, venne a sapere che si trattava di tre sovrani che, ancora in vita, fecero un lungo viaggio per offrire dei doni ad un profeta appena nato. I doni vennero descritti come oro, incenso e mirra. Il tipo di doni, ed il motivo del viaggio, potreb­bero già individuare nei tre sovrani i Re Magi descritti nel Vangelo, ma nel racconto fatto da Marco Polo com­paiono i seguenti fatti ancor più sorprendenti.

Il primo ad entrare nella grotta di Betlemme fu Gaspar, il più giovane, che ebbe la netta impressione di trovarsi dinanzi ad un giovane della sua stessa età. Entrò quindi quello sulla mezza età e vide il bimbo come un uomo maturo. Entrò per ultimo il più vecchio che si trovò di fronte ad un anziano incanutito.

I Magi, scambiandosi le rispettive esperienze, rimasero alquanto sconcertati e decisero di entrare contemporaneamente. A questo punto poterono vedere il bimbo nella sua vera età di tredici giorni ed offrirgli i loro doni adorandolo. In risposta a questo gesto ricevettero un cofanetto contenente una pietra, con la quale il profeta intendeva incitarli a mantenere una fede solida e sicura. Essi, però, non capirono il significato occulto del dono ricevuto e gettarono la pietra in un pozzo. Scese allora dal cielo una fiamma inestinguibile che essi, sbalorditi e pentiti, raccolsero e custodirono in una chiesa. Ritroviamo pertanto il culto del fuoco: il dio Farr.

Oggi siamo noi che dobbiamo portare la luce..

Oggi l'attesa del Salvatore non è più pregna di significati perché il materialismo ha ottenebrato le menti ed indurito il cuore degli uomini. Tutte le religioni sono in crisi, i tempi sono cambiati, i Magi, i Faraoni ed i Maestri non ci sono più, al loro posto ci siamo noi, che seppur inconsapevoli del fatto, siamo diventati maggiorenni e dobbiamo prendere contatto con la nostra origine spirituale.

Oggi siamo noi che dobbiamo vincere il Farr. Evolvere al punto di poter partecipare alla maga dei Magi, ed unirsi con il Salvatore, onde diventare portatori di quella luce che una volta accesa non si può, né si deve, nascondere sotto il porticato.

Il Salvatore è venuto e la via verso i cieli è stata aperta. L'uomo di buona volontà può ora percepire gli influssi spirituali che permeano il nostro pianeta senza dei quali l'uomo non avrebbe nessuna motivazione a fare il bene e coltivare l'amore universale.  Certamente la lotta tra il bene ed il male non è conclusa, anzi è quanto mai attuale, e se il bene potrà vincere sul male dipende interamente da noi.

Dalla venuta del Salvatore a oggi molte persone si sono prodigate nel suo silente servizio. Tolleranza, amore, conoscenza e volontà, sono ancora gli strumenti che l'uomo dispone affinché il Cristo in lui possa crescere e diventare la sua guida sicura. Soltanto in questo modo potrà affermare con il Salmista: “Il signore è il mio pastore, nulla mi mancherà(Salmo 23).

Anche a noi è stato donato un cofanetto all'atto del battesimo; che fine ha fatto la bianca pietruzza simbolo di una fede ferma, salda ed incrollabile? Se l'abbiamo gettata nel pozzo l'amore di Dio ha comunque acceso una fiammella nel nostro cuore.  La fiamma inestinguibile dell'amore, che però molti lasciano languire per mancanza di nutrimento, e non pensano che il Cristo interiore è costretto a languire con lei.

I doni dei Re Magi

La storia dei tre Re Magi è completa­mente esoterica e così i doni che  ciascuno di essi ha depo­sto davanti al bambino Gesù vanno considerati con altri significati di quelli normalmente accettati. L'oro rappre­senta lo spirito, l'incenso il corpo e la mirra l'anima. Il più grande regalo che possiamo dare al bambino Gesù è infatti quello di mettere noi stessi (corpo, anima e spirito) al Suo servizio.

L’oro, nelle varie simbologia, è sempre considerato il rappresentante dello spirito. Così, per esempio, nella prima scena dell'Anello dei Nibelunghi noi vediamo l'oro del Reno. Il fiume Reno è preso come emblema dell'acqua e l'oro si vede risplendere sulla rupe simboleggiante lo Spirito universale nella sua perfetta purezza. Pertanto l'oro è simbolo dello spirito.

Quando sentiamo parlare degli alchimisti che cercavano di cambiare i metalli vili in oro dobbiamo sempre ricorda che si tratta di un modo allegorico per indicare come essi intendessero purificare il corpo fisico, raffinarlo ed estrarne l'essenza spirituale. Perciò l’oro, il primo dono fatto a Gesù, corrisponde al proprio spirito, consacrato al Suo servizio.

Il secondo dono, la mirra, è il puro estratto di una rara pianta aromatica che cresce in Arabia. Essa simboleggia l’anima, ovvero ciò che l'uomo “estrae” dalle sue esperienze, giorno dopo giorno. Donando la mirra si dona simbolicamente la propria anima purificata dai desideri e dalle passione. Quando nell’uomo non vi sono più desideri egoistici né passioni l’anima “profuma” infatti come un'essenza aromatica. È cosa nota che vi sono stati dei Santi, che emanavano un aroma, appunto chiamato “profumo di castità”.

Il terzo dono fu l'incenso, una sostanza fisica di carattere leggerissimo. Spesso, nei servizi religiosi in cui viene usato, le Entità Angeliche presenti, se ne servono per crearsi un leggero abito con intervenire meglio nella cerimonia.

Riassumendo i Re Magi offrirono a Gesù lo spirito, l’anima e il corpo, consacrandoli al servizio dell'umanità. Chi offre questi doni ai suoi simili, in spirito di amore disinteressato, segue pertanto le orme del Cristo.

La leggenda dice che il primo dei tre Magi fosse giallo, il secondo nero ed il terzo bianco, rappresentando così le tre razze che abbiamo sulla Terra: i Mongoli, i Negri e gli uomini Bianchi. Questo indica che, nel tempo, tutte le razze arriveranno a seguire la benefica religione di Cristo, non a un Cristo esteriore che taluni ritengono morto in Croce 2000 anni fa, ma al Cristo che è dentro di noi, nostra Guida e nostro Sacerdote.

Come dice Angelo Silesio:

Anche se il Cristo, mille volte in Betlemme fosse nato,

E non entro di te, l'anima tua sarà desolata.

Alla Croce sul Golgota, guarderai invano,

Se non la saprai innalzare dentro di te.

Tratto da: La Filosofia Rosacroce in domande e risposte Vol. I, di Max Heindel.


I DODICI SANTI GIORNI DELL’ANNO

Il 25 dicembre, giorno di Natale, pone fine al Solstizio d'Inverno (21 dicembre), ovvero il momento in cui il Sole, raggiunto il punto più basso sull’orizzonte, ricominciare a salire. Questa data segna l’inizio di un periodo dell'anno profondamente signi­ficativo che corrisponde ai dodici giorni compresi tra il giorno dopo Natale e l’Epifania.

Questi giorni racchiudono in sé il cuore spirituale del futuro anno e sono chiamati a giusta ragione, “i Giorni Santi dell'anno”. Ciascuno dei dodici giorni santi è sot­to la direzione di una delle dodici Ge­rarchie Celesti, a cui fanno capo i Segni zodiacali che influiscono con le loro energie su alcuni parti e centri spirituali (chakra) del nostro corpo: il tempio dello spirito.

Desideriamo pertanto indicare il modo migliore per essere in completa armonia con le dodici forze zodiacali che impregnano la Terra durante questo periodo. Lo studente sincero potrà perciò beneficare di questo periodo sacro per meditare sulla vita e le opere dei Discepoli e dirigere le energie spi­rituali dei vari Segni zodiacali verso le parti del corpo o i centri spirituali, armonizzandoli con esse. Se anno per anno sarà perseverante, non mancherà di essere ri­compensato sotto forma di crescita spi­rituale.

Dopo il Solstizio d'Inverno (21 dicembre), il nostro pianeta è permeato dalle potenti radiazioni della Luce Cristica, che continuerà a manifestarsi con forza fino all’Epifania. Numerose e meravigliose sono le attività che si svolgono nei mondi spirituali in questo periodo. In questo lasso di tempo, è perciò più facile entrare in contatto con gli Esseri Divini e il Cristo, Signore della Luce.

Nelle tenebre dell'epoca attuale, l'uo­mo ha perso il contatto con la Luce Cri­stica e con la luce di rinnovamento spi­rituale di questi giorni. Coloro che desiderano crescere spiritualmente sono chiamati a risco­prire nuovamente questo contatto e a farne una parte vitale nella loro vita di tutti i giorni. A questo scopo possono servire le seguenti meditazioni, per ognuno dei dodici giorni santi dell’anno, e durante i giorni in cui domina il Segno zodiacale ad esso correlato.

Si consigliano gli aspiranti di meditare sul significato profondo dei brani biblici proposti durante il giorno indicato e tutti i giorni in cui sono attivi i ritmi del segno Zodiacale correlato.

ARIETE (26 dicembre e  dal 21 mar­zo al 20 aprile).

Secondo i calendari sacri con l’Arie­te inizia il nuovo anno solare. Il discepolo in rapporto all'Ariete è S. Giacomo, fratello di Giovanni. Fu il primo a rispondere all'appello del Mae­stro e a intraprendere il sentiero del martirio; un vero pioniere spirituale. Durante il mese dell'Ariete, l'aspirante dovrà studiare la vita di S. Giacomo e sforzarsi di imitarne le virtù.

La parte del corpo che cor­risponde all'Ariete è la testa: lo studente dovrà vi­sualizzarla con i suoi centri spi­rituali risvegliati e illuminati in tutte le loro funzioni ed in piena maturità.

I1 pensiero seme biblico da meditare il 26 dicembre e durante il segno dell’Ariete (20 marzo - 21 aprile) è il versetto seguente: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21:5).

TORO (27 dicembre e  dal 21 aprile al 20 maggio).

I1 discepolo corrispondente al Toro è Luca. La virtù predominante è l'umiltà, una del­le qualità più importanti che l'aspirante deve coltivare. Quando è ben sviluppata  costituisce un formidabile po­tere spirituale. Pertanto il 27 dicembre e durante il segno del Toro è necessario farsi ricettivi e dif­fondere l'amore e l'armonia nelle diver­se esperienze della nostra vita, siano es­se felici o spiacevoli, esaltanti o depres­sive.

Il pensiero seme biblico da me­ditare il 27 dicembre e durante il segno del Toro (21 aprile – 21 maggio), è il versetto di Giovanni: “Colui che dimora nell'amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui”.

GEMELLI  (28 dicembre e dal  21 maggio al  21 giugno).

Il Discepolo che corrisponde ai Gemelli è S. Tommaso, il quale si identificò così intimamente col Cristo che i suoi dubbi, che riguardavano in pratica ogni essere mortale, vennero tra­scesi nella realizzazione dinamica dei po­teri Cristici che erano latenti in lui. Nu­merosi e meravigliosi furono i suoi mi­racoli dopo questa trasformazione. Le qualità da coltivare durante il pe­riodo dei Gemelli sono la pace e l'equi­librio che S. Paolo aveva raggiunto e che gli fecero dire: “Nessuna di queste cose (il mondo esteriore) riesce a turbarmi”.

I Gemelli governano le mani. Si do­vrà visualizzarle come se fossero dei fiori profumati e luminosi, dotate dei preziosi doni di guarigione e di bene­dizione.

Il pensiero seme biblico da medita­re il 28 dicembre e durante il segno dei Gemelli (22 maggio -  22 giugno) è: “Si calmo e sappi che Io sono Dio”.

CANCRO (29 dicembre e dal 22 giugno al 22 luglio).

L'Ariete è inerente alla vita, il To­ro alla forma, i Gemelli all'intelletto, il Cancro all'anima in quan­to rivelatrice della verità. La con­sacrazione per il mese del Cancro sarà perciò una ricerca della luce non an­cora apparsa sulla terra e sul mare.

I1 centro spirituale del corpo che corrisponde  al Cancro è il plesso solare, che viene spesso chiamato il “sole dello stomaco”. Durante la meditazione questo centro va visualizzato come un sole splendente.

Il pensiero seme biblico da medita­re  i1 29 dicembre e durante il segno del Cancro (22 giugno - 23 luglio) è il seguente: “Se noi camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, avremo comunione l'un l'altro” (Giovanni).

LEONE (30 dicembre e dal 23 luglio al 22 agosto).

In questo periodo sul nostro pianeta la Saggezza di­vina è intimamente collegata con la na­tura, per cui tutte le attività dovranno essere motivate da questa forza; ogni pensiero dovrà irradiare l'amore, ogni parola vibrare d'amore, ogni atto essere abbellito dall'amore.

Nell’apostolo Giuda è possibile vedere la grande trasformazione che ope­ra l'energia dell'amore. Esiste un’intima relazione tra Giu­da e Giovanni: Giuda simbolizza la per­sonalità, Giovanni simbolizza lo Spiri­to. Vi è un profondo significato nel fat­to che Giuda si tolse la vita, dopo aver tradito il Giusto; infatti la personalità deve sempre decrescere affinché possa crescere lo spi­rito.

S. Paolo esorta gli aspiranti sul sen­tiero a sbarazzarsi dell'uomo vecchio. Quando la personalità si sottomette allo Spirito, l'amore di natura inferiore (egoistico e opportunista) cessa di esistere, lasciando spazio all'amore superiore, rappresentato da Giovanni, il Discepolo che non co­nobbe la morte e che, fra i dodici, fu il più vicino a Gesù.

A Leone corrisponde il centro spirituale del cuore. Quan­do questo centro svilupperà il suo po­tenziale divino, diventerà luminoso come i raggi del Sole che brilla nel cielo.

Il pensiero se­me biblico da meditare il 30 dicembre e durante il segno del Leone (23 luglio – 24 agosto) è il seguente versetto di S. Paolo:  “L'Amore è il compimento della legge” (Romani 13 10).

VERGINE (31 dicembre e dal 23 agosto al 22 settembre).

Nel tempo, l'Amore del Leo­ne conduce al Servizio della Vergine. Quando i raggi di questo Segno avvol­gono la Terra vi sono delle energie che tendono al rinnovo e alla purificazione. Ad un certo grado di sviluppo la purezza di­venta per l'uomo un formidabile po­tere, come sottolineò Gesù quando disse: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

Il Discepolo corrispondente al segno della Vergine è Giacomo il Giusto, fra­tello di Giuda e di Simone. Per molti anni fu venerato come capo della prima Chiesa di Gerusalemme e conosciuto per la sua purezza di carattere ed il suo servizio altruistico.

L'intestino è la parte del corpo in rap­porto con la Vergine. L'aspirante deve visualizzare quest'organo luminoso e perfettamente funzionante.

Il pensiero-seme biblico da meditare il 31 dicembre e durante il segno della Vergine (24 agosto - 23 settembre è il seguente: “Chi è il maggiore fra di voi, sia il servo di tutti”.

BILANCIA (1 gennaio e  al 23 settembre al 22 ottobre).

Le qualità della Bi­lancia  sono bellez­za e armonia sono. Quando l'uomo sarà in grado di ricevere completamente le sue influenze, la povertà, la malattia, la discordia e il dolore scompariranno.

Il centro del corpo corrispondente alla Bilancia si trova in corrispondenza delle ghiandole surrenali. Queste ghiandole, quando funzionano bene, creano un perfetto equilibrio fisico e psicologico in ogni organo. È perciò bene visualizzarle luminose e perfettamente funzionanti.

Il pensiero-seme biblico da meditare  il 1 gennaio e durante il segno della Bilancia ( 23 settembre -  24 ottobre) è il seguente: “Conoscerete e la verità vi farà liberi” (Gio­vanni 8:32).

SCORPIONE (2 gennaio e dal 24 otto­bre al 21 novembre).

Discepolo che corri­sponde allo Scorpione  è Giovanni, colui che seppe talmente sviluppare la divina scienza della trasmuta­zione della materia in spirito che il suo corpo non conobbe la morte.

La parte del corpo che corrisponde allo Scorpione sono i genitali. Nell'aspirante sincero questi organi diven­ta un centro di trasmutazione. Come abbiamo detto, esiste un'intima rela­zione tra Giuda (la personalità) e Gio­vanni (lo spirito). Giuda deve morire affinché Giovanni possa regnare.

Analogamente vi è uno stretto le­game tra il cuore (Leone) e l'apparato genitale (Scorpione). Finché domina la personalità le energie dei genitali primeggiano e quelle del cuore hanno solo una funzione secondaria. Quando la personalità si spiritualizza, è il cuore che domina e le passione vengono trasmutate in amore divino.

Il pensiero-seme biblico da meditare  il 2 gennaio e durante il segno dello Scorpione (24 ottobre -  23 novembre) è il seguente:”Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Matteo 5: 8).

SAGITTARIO (3 gennaio e dal 22 novembre al 20 dicembre).

Il Discepolo che corrisponde al Sagittario è Filippo. Prima di incontrare il Cristo, egli non aveva alcuna idea di ciò che poteva significare uno spirito Cristico. Egli era essenzialmente mentale. Quando fu pervaso dalla luce Cristica, divenne degno di far parte dei dodici Immortali.

Il Sagittario agisce attraverso il centro energetico (chakra) che si trova alla base della colonna vertebrale, che, siccome collega questo centro al cervello, è stata chiamata il “Sentiero del Discepolo”. Quando l'aspirante vive una vita pura e santa il kundalini (fuoco spirituale) si anima e si innalza lungo la colonna vertebrale arrivando ad attivare la ghiandola pineale e il corpo pituitario. È attraverso questo proces­so che un individuo ottiene l’Illuminazione spirituale.

E' quello che intendeva il Maestro quando si rivolgeva ai suo Discepoli dicendo: “Voi siete la Luce del Mon­do” (Matteo 5:15). Questo è il versetto da meditare il 3 gennaio e durante il segno del Sagittario (dal 23 novembre al 22 dicembre).

CAPRICORNO (4 gennaio e dal 21 dicem­bre al 19 gennaio).

Questo segno è dedicato agli Arcangeli il cui capo è il Cristo: è grazie a Loro che ci giunge il formid­abile potere in virtù del quale l'uo­mo può “essere perfetto come lo è il Padre che sta nei cieli”. Questo è anche il segno degli Avatar o Maestri spirituali del mondo.

Quando lo spirito Cristico si manifesterà in tut­ti gli uomini il nostro pianeta vibrerà in sintonia con la nota musicale del Capricorno e  gli Angeli e gli Arcangeli avranno un buon motivo per cantare ogni giorno: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”.

Il Discepolo corrispondente al Capricorno è Simone, fratello di Giaco­mo e di Giuda. Benché Simone fosse unito al Signore da legami familiari, egli era il meno disposto ad accettarne la divinità, ma quando si risvegliò in lui lo spirito del Cristo la sua devozione fu totale. Da quel momento il suo unico desiderio era quello di Servire il Signore.

I due centri del corpo corrispon­denti al Capricorno si trovano nelle ginocchia. Nell'uomo evoluto spiritualmente questi centri diverranno dei gloriosi vortici luminosi.

Il seguente versetto ci dà il pensiero seme da meditare il 4 gennaio e durante il segno del Capricorno (dal 22 dicembre al 20 gennaio):  “Possa il Cristo nascere in voi”.

ACQUARIO (5 gennaio e dal 20 gennaio al 18 febbraio).

Questo Segno porta sulla terra il modello cosmico degli ideali della fratellanza tra gli uomini, destinata ad espan­dersi in tutto il mondo. Questo ideale non dovrebbe mai essere contami­nato da pensieri, parole o azioni ne­gative.

Operare per far vivere questo ideale a tutti gli uomini è la missione dell'Acquario, il divino portatore di acqua. Grazie alla sua influenza nei prossimi 2000 anni (Età dell’Acquario), l'amore diventerà la forza motrice del mondo e, come profetizzò S. Paolo, l'amore sarà il compimento della legge. In altri termini, ogni legge dovrà basarsi sull'amore e l'amore, a sua volta, costruirà la legge.

Il Discepolo che corrisponde a queste caratteristiche è Matteo, ricco pubblicano e peccatore, il quale, alla chiamata del Signore, lasciò tutto e lo seguì con gioia. Rinunciò a tutti i suoi beni ma­teriali per seguire il sentiero della realizzazione spirituale, di cui è espressione l'immortale Vangelo che porta il suo nome.

I nostri due arti inferiori sono gli organi che corrispondono all'Acquario. In questo periodo andrebbero visualizzati come due colonne con forma armonica e movimenti coordinati.

Il pensiero seme biblico da medita­re il 5 gennaio e durante il segno dell’Acquario (dal 20 gennaio al 19 febbraio) è il seguente passo d Giovanni: “Voi siete miei amici”.

PESCI (6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo).

Questo Segno è l'ultimo prima dell'inizio di un nuovo anno spirituale, rappresenta perciò un periodo di ricapitolazione e di intro­spezione.  L’influenza dei Pesci lavora affinché l’uomo raggiunga la perfezione: un’opera a cui lavorano tutte le Gerarchie Creatrici dall'inizio della evoluzione.

Ricordiamo che l’uomo perfetto non vive più in un corpo denso materiale, ma in un corpo aereo, spirituale; un corpo “fatto ad immagine di Dio”, illuminato da stelle scintil­lanti e da tutti i chakra perfettamente funzionanti.  Questo corpo glorioso è il “dorato manto nuziale” descritto da Paolo come il “glorioso corpo celeste”. Fu la visione di questo corpo lumino­so, che lo ispirò a dire: “Così Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza” (Genesi 1:27).

Il Discepolo corrisponden­te ai Pesci è Pietro: l'instabile, l'incerto, l'uomo che, grazie alla fede, risvegliò in sé il Cristo interiore e di­venne la pietra angolare sulla quale fu costruita la Chiesa.

I due centri del corpo in relazione con i Pesci stanno nei piedi, e nella maggior parte dell'uma­nità sono ancora dormienti. Nella visione di Fati­ma, i ragazzi li descrissero come splendide ro­se che erano fiorite nelle mani e nei piedi della Madonna.

Il 6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo, è bene meditare sul seguente pensiero seme bi­blico: “Così Dio creò l'uomo a Sua immagine e somiglianza”. (Genesi 1:27).

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Liberamente tratto dal periodico Sentiero Rosacrociano,  anno XI, numeri 56 e 57.

Sito: www.rosacroce.it


Riepilogo

Durante i dodici santi giorni dell’anno, la terra è pervasa dalla luce del Cristo. Il profu­mo della sua aura trascendente impre­gna il pianeta di un raro soave odore, simile ad una miscela di effluvi di ro­se e di lillà. Questa radiosa luce e il balsamo guaritore sono quindi gradatamente assorbiti dalla terra, è perciò necessario approfittare di questo sacro periodo di tempo, che segna per l'uomo il momento più propizio per incamminarsi sul Sentiero della Santità.

 

ARIETE (26 dicembre e  dal 21 mar­zo al 20 aprile) : “Vedi, faccio nuove tutte le cose”.

TORO (27 dicembre e  dal 21 aprile al 20 maggio) : “Colui che dimora nell'amore dimora in Dio”.

GEMELLI  (28 dicembre e dal  21 maggio al  21 giugno): “Sii calmo e sap­pi che lo Sono Dio”.

CANCRO (29 dicembre e dal 22 giugno al 22 luglio): “Se camminiamo nella luce, come Egli è nella Luce, avremo comunione l'uno con l'altro”.

LEONE (30 dicembre e dal 23 luglio al 22 agosto): “L'Amore è l'adem­pimento della Legge”.

VERGINE (31 dicembre e dal 23 agosto al 22 settembre) : “Colui che vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti”.

BILANCIA (1 gennaio e  al 23 settembre al 22 ottobre) : “Conoscerete la Verità e la Verità vi renderà liberi”.

SCORPIONE (2 gennaio e dal 23 otto­bre al 21 novembre): “Felici coloro che sono puri di cuore, perché vedranno Dio”.

SAGITTARIO (3 gennaio e dal 22 novembre al 20 dicembre): “Voi siete la Luce del Mondo”.

CAPRICORNO (4 gennaio e dal 21 dicem­bre al 19 gennaio): “Possa il Cristo formarsi in Voi”.

ACQUARIO (5 gennaio e dal 20 gennaio al 18 febbraio): “Voi siete miei amici”.

PESCI (6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo): “Così Dio creò l'uo­mo a Sua immagine e somiglianza”.


SIMBOLOGIE NATALIZIE

Il presepio

Viene chiamato “presepio” la mangiatoia dove nacque il divin Salvatore.  Il costume di fare il santo Presepio come lo conosciamo oggi risale ai tempi di San Francesco di Assisi. Si legge infatti nella sua vita che per sua devozione speciale verso il Bambino Gesù volle creare un presepio di grandezza naturale nella selva detta del Greco. Nella notte del santo Natale san Francesco stesso fece il diacono nella Messa solenne e, terminato il Vangelo, tenne alla gente di quei dintorni, un commovente discorso sul Fanciullo Gesù di Betlemme.

San Bonaventura riporta che la persona che fece i preparativi per questa solennità vide in quel Presepio un bambino di bellezza divina che dormiva e san Francesco che lo abbracciava teneramente come per svegliarlo. Questa testimonianza fu confermata dai molti prodigi operati dalla paglia su cui comparve coricato il santo Bambino ed in quel luogo venne eretta una cappella.

L'originale del santo Presepio di trova in Roma nella basilica di santa Maria MAggiore, detta anche del Presepio, edificata sotto il pontificato di papa Liberio sul monte esquilino. In Betlemme sorge una bella basilica eretta per ordine di sant'Elena, madre di Costantino il Grande, e nel luogo dove nacque Gesù vi è un abside su cui è scolpito in una stella di marmo: “Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est”.

L'Albero di Natale.

L'albero di Natale è una tradizione assai vecchia che viene fatta risalire agli antichi popoli germanici, in particolare i Teutoni, che nei giorni più bui dell’anno piantavano davanti alle case un abete ornato di ghirlande e bruciavano un enorme ceppo nel camino. Questo ceppo veniva scelto tra i migliori, preferibilmente di quercia (legno propiziatorio che simboleggia la forza e la solidità), ed era bruciato per 12 giorni consecutivi. Dal modo di ardere del legno venivano tratti presagi su come sarebbe stato l'anno successivo.

Simbolicamente si bruciava il passato, e si coglievano i segni del prossimo futuro: le scintille che salivano nella cappa simboleggiavano il ritorno dei giorni lunghi, la cenere veniva raccolta e sparsa nei campi per sperare in abbondanti raccolti.

Nelle famiglie cristiane il ceppo veniva spruzzato di acqua benedetta e messo solennemente a bruciare dal capo di casa. Talvolta si traevano presagi dalle scintille mentre le ceneri, alle quali la superstizione popolare attribuiva particolari poteri, erano conservate ed utilizzate come rimedi contro calamità e malattie.

Ritroviamo oggi questi simboli nel nostro albero di natale e nelle nostre vie: le luci e le luminarie sono le scintille del falò, gli oggetti per le decorazioni sono speranze di prosperità, l'abete sempreverde è la speranza di rinascita.  Anche la tradizione cristiana ha ripreso il tema dell'albero: la luce che lo illumina rappresenta la Luce del Cristo sull'umanità, mentre  i frutti, i doni, le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso di noi.

La tradizione dell'albero si estese presso molti altri popoli del nord Europa e cominciò ad accompagnare la ricorrenza natalizia. Alle ghirlande si unirono nastri e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la metà del 1800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare leggeri e variopinti ninnoli di vetro soffiato che diventarono di moda e divennero l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Poi arrivarono anche le lampadine e le decorazioni di plastica; oggi non c'è più limite alla fantasia per creare addobbi e abbellimenti per i rami.

Nelle case italiane l'albero di Natale è arrivato in circostanze curiose. Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee tra le famiglie della nobiltà. Anche la regina Margherita, moglie di Umberto I° ne fece allestire uno, in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l'albero divenne di casa tra le famiglie italiane e popolarissimo tra i bambini.

Purtroppo per alimentare questa tradizione ogni anno migliaia e migliaia di piante vengono sacrificate per essere utilizzate pochi giorni e finire poi nel camino o nella spazzatura.

Le Campane di Natale.

Le campane sono così chiamate perché sembra che, in Italia, le prime siano state fatte in Campania dove si fondeva il più “fino e purgato” bronzo, o perchè qui vi siano state introdotte. Comunque è certo che l'uso delle campane risale ai tempi più remoti della cristianità e che varia fu la loro forma. Alcune sono semplici e liscie, altre portano ornati, figure ed iscri­zioni.  Fra le iscrizioni si ricorda quella speciosa sopra una campana di Ber­gamo: Convoco, Signo, Noto, Com­pello, Concino, Ploro, Arma, Dies, Horas, Fulgura, Festa, Rogos. Interessante quella che si poteva leggere su una campana di S. Eustorgio a Mi­lano, detta della predica: Ad verbum vitae cum dan dan dico venite.

Come è costume della Chiesa di consacrare tutto ciò che ha un rap­porto con Dio anche le campane ven­gono benedette. Esse si portano alla chiesa come i neonati, si da' loro un nome, un padrino ed una madrina, benedicendole con un rito speciale che risale al secolo VIII.

Le campa­ne rappresentano il Verbo Cosmico, questa nota primordiale, questa Forza coesiva che tiene insieme la materia in modo che la vita possa mani­festarsi. Cristo è il suono di Dio nella sua manifestazione, il figlio di Dio che si manifesta.

C'è “qualcosa” di celestiale nel suono delle campane a Natale; è un richiamo per “quel qualcosa” che deve essere ricreato in continuazione. Le campane allora ci avvicinano, come for­za di coesione dell'umanità che si unisce per lodare il Cristo.

Le candele dell'Avvento e la ghirlanda di sempreverde.

In certi posti si usa accendere una candela per ognuna delle quattro settimane che precedono il Natale. Simbolicamente esse rappresentano le quattro tappe che noi attraversiamo per accompagnare la Luce del Cristo, che pian piano si avvicina, fino ad entrare dentro di noi aiutandoci nei nostri sforzi per essere più amorevoli e compresivi verso il nostro prossimo.

Coloro che sinceramente tentano di farsi avvolgere da questa Energia Cosmica che viene sulla terra, cominciano a sentire le vibra­zioni di Cristo, l'elevazione, l'espansione dell'amore per il prossimo un po' prima delle due o tre settimane che precedono il Natale.

Possiamo perciò dire che la prima candela rappresenta il nostro intento di aprirci al Cristo in arrivo. Lentamente, mentre la Forza Cristica si avvicina alla terra, diventa più che un semplice pensiero, diventa un sentimento: la seconda can­dela. Poi, il giorno di Natale, viene accesa la terza candela perché il Cristo è diventato  parte della nostra vita. La quarta can­dela rappresenta l'espressione del Cristo che si manifesta nel mondo.

La ghirlanda dell'avvento è fatta di sempreverdi, talvolta di agrifo­glio. Il sempreverde rappresenta la vita eterna. L'accensione graduale delle quat­tro candele rappresenta la spiritualizza­zione delle componenti dell'uomo: il corpo fisico, l’energia vitale, la mente e le emozioni.

Il Vischio.

Prima di Cristo, il vischio era considerato sotto il dominio della dea Treia o Venere, dea dell'amore, ed è rimasto questo ricordo nel fatto che ci si baci sotto il vischio. Rappresenta l'amore dell'umanità e il desiderio di stare vicini, sentimenti che vengono resi più intensi a Natale. In nessun altro momento del­l'anno si riscontra un sentimento di unio­ne più forte.


PREGHIERE NATALIZIE

Preghiera per l'ultimo giorno dell'anno.

Signore Dio, cui appartengono il tempo e l'eternità, accogli la preghiera di ringraziamento e di pentimento che ti rivolgo al termine di quest'anno.
Molti doni, Signore, mi hai elargito, ed io che cosa ti renderò? Alzerò il Calice della salvezza e invocherò il tuo nome, proclamando la tua grande bontà.
Molte volte, Signore, ti ho offeso, ma grande è la tua misericordia: accogli il mio cuore contrito e il mio spirito umiliato e il Sangue prezioso del Figlio tuo mi purifichi da ogni peccato, perché ogni giorno della mia vita possa cantare la lode della tua gloria. Amen!

Preghiera per l'Epifania.

O Dio, che oggi conducete con una Stella i Gentili a conoscere l'Unigenito vostro Figliolo, fate di grazia che noi, che già vi conosciamo per lume di fede, veniamo condotti a contemplare il volto della Maestà vostra. Così sia.

Considerazioni sull'Epifania di Bossuet.

Essi lo adorarono e gli offrirono doni: offriamo noi pure, dietro l'esempio dei Re Magi, i doni a Gesù, e questi doni siano splendidi. Offriamo a profusione a Gesù, con quei santi Re l'oro ed i profumi più squisiti, cioè l'incenso e la mirra.

L'oro che dobbiamo offrire a Gesù Cristo è un amore puro, una carità ardente, quell'oro chiamato l'oro provato e passato dal fuoco che dobbiamo comperare da Gesù Cristo (Apocalisse 3:18). Come si compra l'amore? Coll'amore stesso; più si ama, più s'impara ad amare; amando il prossimo, facendogli del bene, s'impara ad amare Iddio, ed a tal prezzo si acquista il suo amore.

Aggiungetevi l'incenso. L'incenso è qualche cosa che si esala, che ha il suo effetto soltanto nel disperdersi. Colui che rinunzia, che dimentica se stesso, che si consuma dinanzi a Dio, che fa salire verso di Lui le sue pie preghiere, viene ad offrirgli il gradito profumo dell'incenso. Ma è cosa ben da poco se non vi aggiungiamo la mirra, cioè il dolce ricordo della Passione e Morte del Salvatore.

E che cosa daremo ancora a Gesù Cristo? Il disprezzo per i beni terreni. Com'erano contenti, al loro ritorno, i Re Magi per aver offerto le loro ricchezze a Gesù. Offriamogli tutto nei suoi poveri; la parte che diamo loro dei nostri beni è la sola che ci resti, ed a questa a cui rinunciamo, dobbiamo imparare a disgustarci e distaccarci dall'altra.

Invocazione allo Spirito del Cristo.

Fa’, o Signore, che diventiamo tutti  un ramo vero e fruttuoso della tuo Vigna. Aiutaci ad accettarTi nelle nostre vite nella forma in cui vorrai venire, come:

Verità – da dire,

Vita – da vivere,

Luce – da accendere,

Amore – da amare,

Strada – da percorrere,

Gioia – da donare,

Pace – da diffondere,

Sacrifico - da offrire,

nelle nostre famiglie e con tutto il mondo, Amen.

Invocazione finale.

O Signore, accettami come sono, ma aiutami a diventare come Tu vorresti che io fossi.

*     *     *


SOMMARIO

L'ATTESA DI UN SALVATORE

L’attesa di un Messia.

LA GRANDE INVOCAZIONE..

IL PERIODO NATALIZIO..

1° momento: l’Avvento.

2° momento: l’Annunciazione.

3° momento: L’immacolata Concezione.

4° momento: il santo Natale, la celebrazione della nascita di Gesù.

La vigilia  di Natale.

Il giorno di Natale.

5° momento: i dodici giorni santi dell’anno.

6° momento: l’Epifania.

CONOSCERE IL CRISTO E LA SUA OPERA..

Gesù di Nazareth e il Signore Cristo.

Interpretazione esoterica del Natale.

Il profondo significato dell’albero di Natale.

I Re Magi

I doni dei Re Magi

I DODICI SANTI GIORNI DELL’ANNO..

ARIETE (26 dicembre e  dal 21 marzo al 20 aprile).

TORO (27 dicembre e  dal 21 aprile al 20 maggio).

GEMELLI  (28 dicembre e dal  21 maggio al  21 giugno).

CANCRO (29 dicembre e dal 22 giugno al 22 luglio).

LEONE (30 dicembre e dal 23 luglio al 22 agosto).

VERGINE (31 dicembre e dal 23 agosto al 22 settembre).

BILANCIA (1 gennaio e  al 23 settembre al 22 ottobre).

SCORPIONE (2 gennaio e dal 24 ottobre al 21 novembre).

SAGITTARIO (3 gennaio e dal 22 novembre al 20 dicembre).

CAPRICORNO (4 gennaio e dal 21 dicembre al 19 gennaio).

ACQUARIO (5 gennaio e dal 20 gennaio al 18 febbraio).

PESCI (6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo).

Riepilogo.

SIMBOLOGIE NATALIZIE..

Il presepio.

L'Albero di Natale.

Le Campane di Natale.

Le candele dell'Avvento e la ghirlanda di sempreverde.

Il Vischio.

PREGHIERE NATALIZIE..

Preghiera per l'ultimo giorno dell'anno.

Preghiera per l'Epifania.

Considerazioni sull'Epifania di Bossuet.

Invocazione allo Spirito del Cristo.

Invocazione finale.

 

 

 

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